A documentare la Guerra di Liberazione sono esposti numerosi documenti, fotografie, manifesti e pannelli esplicativi. Ca’ Malanca, oltre ad essere ristrutturata e mantenuta come ricordo della Resistenza, è dunque diventata anche un vero e proprio Museo che merita, anche solo per questo la visita. Si potrà così esaminare documentazione su un periodo storico particolarmente importante.
Gli Alleati avanzavano e il Primo Battaglione della 36a Brigata Garibaldi “Bianconcini”, comandato da Edmondo Golinelli “Libero”, era nella valle del Sillaro per concorrere alla liberazione di Castel San Pietro e Bologna.
Intanto fra il 24 e il 25 settembre, alcune compagnie partigiane avevano contribuito a liberare Monte La Fine, Piancaldoli e Giugnola, consegnando agli americani decine di prigionieri tedeschi. Leggi tutto “L’assedio a Cà di Guzzo”
Quasi contemporaneamente ai combattimenti di monte Battaglia, sulle alture contrapposte del versante di destra della valle del Senio, gli inglesi furono impegnati in un duro scontro con i tedeschi per la conquista dell’importante quota militare di monte Cece. Questa è un’altura di 759m, sempre in Comune di Casola Valsenio, dominante la strada Casolana.
Partigiani della 36a che hanno partecipato agli scontri di monte Battaglia
La contesa di Monte Battaglia
Il 24 e 25 settembre il terzo Battaglione della36a Brigata Garibaldi “Bianconcini”, composto da poco meno di trecento partigiani guidati da Carlo Nicoli, contese ai tedeschi una vasta area attorno a monte Battaglia.
Il 26 settembre, due battaglioni tedeschi da nord e una colonna di centocinquanta soldati che ripiegava incalzata dagli Alleati giunti a Valmaggiore, attaccarono i partigiani a monte Cappello e a monte Carnevale, ma furono respinti in combattimento. Leggi tutto “La conquista di Monte Battaglia”
Il 9 agosto 1944 i tedeschi tentarono un attacco in grande stile alla 36a Brigata Garibaldi “Bianconcini” convergendo dal versante toscano, dal Senio e dal Santerno. Il primo scontro fu sul monte Cimone della Bastia. Qui riuscirono ad avanzare, ma le compagnie partigiane guidate da Luigi Tinti li bloccarono ai Prati della Faggiola. Malgrado subissero l’attacco dell’artiglieria, i partigiani tennero le posizioni con perdite limitate e i tedeschi si ritirarono. L’indomani attaccarono dal versante sud, ma non sfondarono. Per due giorni fu guerra di posizione, coi tedeschi che continuavano ad usare l’artiglieria, ma con pochi risultati. Leggi tutto “Le Battaglie del Rovigo”
L’edificio in stato di abbandono chiamato l’Albergo di Cortecchio, sotto il crinale della Faggiola, in passato era stato proprio un albergo essendo posizionato in prossimità della Dogana. Infine fu un’abitazione colonica. La Dogana, edificio anch’esso abbandonato, aveva segnato il confine tra lo Stato Pontificio e il Granducato di Toscana. Leggi tutto “La 36a Brigata Garibaldi “Bianconcini””
I primi tentativi di organizzare la Resistenza, e di formare nuclei partigiani, nelle colline e montagne del faentino-imolese, partirono dall’incontro degli antifascisti usciti dalle carceri e tornati dal confino con i reduci della guerra civile di Spagna e con i giovani che non volevano essere arruolati nella Repubblica di Salò.
Nell’inverno 1943-1944 iniziò una nuova fase di riorganizzazione delle forze partigiane. Nell’alto imolese, nacque il primo nucleo dal quale successivamente sarebbe nata la 36a Brigata Garibaldi. Nell’Appennino faentino, si ricostituì il gruppo di Silvio Corbari. Nel brisighellese, nacque il distaccamento “Celso Strocchi” guidato da Sesto Liverani.
No, non dite di essere scoraggiati, di non volerne più sapere. Pensate che tutto è successo perché non ne avete più voluto sapere!
(Giacomo Ulivi, dalla “Lettera agli amici”)
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