La battaglia di Purocielo

Battaglia di Purocielo, quadro di Ferdinando Gazza
Quadro di Ferdinando Gazza che raffigura un momento della Battaglia di Purocielo

La 36ma Brigata Garibaldi e la Battaglia di Purocielo

I partigiani morti nella battaglia di Purocielo sono ricordati a Ca’ di Malanca con un cippo commemorativo che riporta tutti i nomi, le città e le nazioni di origine dei deceduti.

Nella valle Rio di Co’ tra Purocielo e Ca’ di Malanca si erano posizionati il Secondo Battaglione e il Quarto Battaglione della 36a Brigata Garibaldi, comandati da Luigi Tinti. I partigiani erano circa 700, suddivisi in dodici compagnie.

L’attacco

Purtroppo, gli sviluppi degli eventi bellici coincisero con il progressivo rallentamento dell’avanzata degli Alleati. Perciò il comando partigiano decise di tentare lo sfondamento delle linee tedesche per congiungersi agli inglesi, attaccando in direzione di Fornazzano.

Il mattino del 10 ottobre, partendo da Ca’ di Malanca, i partigiani attaccarono le linee nemiche. Ma le difese tedesche li respinsero attorno a monte Vigo. Le compagnie della 36a abbandonarono Ca’ di Malanca. Si attestarono sul crinale in direzione della Torre di Calamello, nell’area di monte Colombo e nelle case situate nella parte bassa della valle verso la Chiesa di Purocielo.

All’alba dell’11 ottobre i tedeschi, muovendo da Purocielo, attaccarono Ca’ di Gostino. Qui aveva sede il Comando partigiano. Caddero il comandante del Secondo Battaglione, Ivo Mazzanti, e diversi altri componenti del Comando. I partigiani superstiti, guidati da Luigi Tinti “Bob”, si sottrassero dall’attacco. La battaglia si sviluppò per tutta la giornata. La maggior parte dei partigiani riuscì ad attraversa il Rio di Cò, grazie anche alla strenua difesa e al sacrificio delle squadre partigiane posizionate sul Monte Colombo. Così raggiunsero Poggio Termine di Sopra, dove era presente anche l’infermeria.

La difesa

Dalle postazioni del crinale della Torre di Calamello e da Poggio Termine, nella notte e nella giornata del 12 ottobre venne organizzata una valida difesa. Furono respinti con successo gli assalti tedeschi. Nella notte successiva, dopo avere ricompattato le compagnie con circa 600 partigiani, il Comando della Brigata iniziò una difficile manovra di sganciamento verso la Chiesa di Cavina.

Partigiani 36a Brigata a Purocielo
Un gruppo di partigiani della 36a a Purocielo; “Bob” è al centro a petto nudo.

Con la collaborazione dei partigiani della Brigata “Celso Strocchi” guidati da Sesto Liverani venne organizzato il trasferimento dell’intera formazione. Marciarono di notte per tre giorni verso le linee alleate. Attraversarono le Valli del Lamone, dell’Acerreta e del Tramazzo. Nel tragitto rimase ucciso uno dei comandanti, Andrea Gualandi “Bruno”. Infine, gli inglesi li accolsero. Dopo averli disarmati, li trasferirono a Firenze in un centro di raccolta. Nella battaglia di Purocielo morirono cinquantasette partigiani e altissime furono le perdite tra le truppe tedesche.

Dopo la battaglia

Invece per i feriti in battaglia e per il personale medico e infermieristico della Chiesa di Cavina adibita ad infermeria, la tragedia doveva ancora cominciare. I sei feriti non trasportabili non poterono seguire gli altri e gli infermieri, quattro uomini e una donna, restarono con loro. Successivamente furono fatti prigionieri dai tedeschi. Questi li rasportarono nell’Ospedale di Brisighella, ad esclusione di un tenente medico austriaco ucciso sul posto. Tuttavia, qualche giorno dopo, furono prelevati dagli uomini delle Brigate Nere di Faenza che li portarono nella Villa di San Prospero, dove li torturano a lungo. Poi, condotti a Bologna nel Poligono di tiro, furono fucilati. Tra questi, Nino Bordini di Faenza e Teodosio Toni di Solarolo. Una ragazza infermiera, Laura Guazzaloca, fu invece internata a Fossoli, dove morì di stenti poche settimane dopo.

Per saperne di più sulla Battaglia di Purocielo

  • Ferruccio Montevecchi, La battaglia di Purocielo, Galeati, 1980
  • Luciano Bergonzini, Quelli che non si arresero, Editori Riuniti, 1957
  • Ettore Calderoni (Cow Boy), Qualcuno per raccontare il fatto, Galeati, 1976
  • Nazario Galassi, Partigiani nella linea gotica, University press Bologna, 1998
  • Marcella e Nazario Galassi, Resistenza e 36a Garibaldi, Editori Riuniti, 1957
  • Sesto Liverani, Un anno di guerriglia, La Pietra, 1971
  • Ferruccio Montevecchi, I contadini di Purocielo, Mobydick, 1999