La Linea Gotica

Tutte le azioni partigiane si svolsero alle spalle delle forze tedesche schierate sulla Linea Gotica.

La Linea Gotica: dal Tirreno all’Adriatico

Il 6 giugno 1943 gli Alleati sbarcarono in Normandia e il 15 agosto in Provenza. Il fronte italiano perse d’importanza e divenne un teatro di guerra secondario. Qui si manifestarono sempre più evidenti le differenze strategico-politiche fra inglesi e americani. Dopo Roma il 4 giugno, le truppe alleate liberarono Firenze l’11 agosto. Le armate tedesche si ritirarono sulla Linea Gotica. Un fronte di oltre trecento chilometri, che tagliava in due l’Italia dal Tirreno all’Adriatico, bloccherà per otto mesi l’avanzata delle truppe alleate.

La fascia di sbarramento andava dalle coste tra Massa e La Spezia, fino al versante adriatico. Attraversava le Alpi Apuane, la Garfagnana, l’Appennino modenese, l’Appennino bolognese, l’alta valle dell’Arno, l’alta valle del Tevere. Si chiudeva con gli approntamenti tra Pesaro e Rimini.
Per completare il quadro delle forze in campo nel teatro bellico dell’estate 1944 sulla Linea Gotica, non bisogna dimenticare l’apporto degli italiani all’uno o all’altro esercito. Allo sbandamento dopo l’8 settembre aveva fatto seguito una parziale riorganizzazione dell’esercito fedele al Governo del sud. In contemporanea, nasceva e si sviluppava nel centro-nord il movimento resistenziale. Si stima che nell’estate del 1944 vi fossero settanta-ottantamila partigiani attivi nella Resistenza.
Così come, con l’appoggio e il controllo dei tedeschi, il fascismo aveva costituito, con la Repubblica Sociale, le legioni combattenti e i reparti dediti alla repressione antipartigiana.

Linea Gotica
La Linea Gotica

L’attacco alla Linea Gotica

L’attacco degli Alleati alla Linea Gotica partì la notte del 12 settembre. Si mosse contemporaneamente su tutto il fronte, preceduto da un violentissimo bombardamento aereo, terrestre e navale, che aveva come obiettivo finale la conquista di Rimini e Bologna. Il Passo del Giogo, con la conquista del monte Altuzzo, venne superato il 18 settembre, mentre Rimini venne liberata il 21 settembre.
Il 29 settembre, quando già gli americani erano giunti al Passo della Raticosa sull’Appennino bolognese, iniziò una delle pagine più tragiche e dolorose di tutta la Seconda guerra mondiale. Cioè l’eccidio ad opera dei nazifascisti di settecentosettanta persone, in gran parte donne, vecchi e bambini a Marzabotto.

Dopo la conquista di monte Battaglia, il generale Clark decise di spostare la direttrice d’attacco lungo la statale della Futa e puntare direttamente su Bologna. Nello stesso tempo la spinta della Quinta Armata verso la via Emilia stava rallentando, a causa delle troppe perdite, della difficoltà di rimpiazzare le truppe e dell’inclemenza del tempo. Infine, anche l’offensiva alleata nel settore centrale della Linea Gotica si arrestò, a soli quindici chilometri da Bologna. Cominciò un periodo di stasi, con sporadici movimenti da ambo le parti. Soltanto l’Ottava Armata, seppur lentamente, progredì ancora in Romagna, favorita da una breve parentesi di tempo buono.

Proclama Alexander

Il fronte italiano perse ancora più importanza nel quadro strategico della guerra in Europa. Il 13 novembre, la radio trasmise il famoso “Proclama Alexander”, dove il comandante in capo degli Alleati rese pubblica la sospensione delle operazioni su vasta scala, invitando i patrioti italiani a cessare la loro attività fino a nuovi ordini.

La Resistenza italiana viene di fatto lasciata sola di fronte ai tedeschi, all’inizio di un duro inverno che i partigiani sapranno comunque superare.

La ripresa dell’offensiva

Il 9 aprile 1945 riprese finalmente l’offensiva degli Alleati in Romagna, preceduta nuovamente da un impressionante bombardamento aereo e d’artiglieria. Nella notte i neozelandesi e gli indiani varcarono il Senio convergendo su Lugo.

I fanti italiani del Reggimento “Cremona”, nel quale all’inizio dell’anno erano stati integrate molte formazioni partigiane, liberarono Fusignano ed Alfonsine, mentre lungo la via Emilia, i reparti polacchi entrarono a Castelbolognese. A loro volta, i bersaglieri del “Friuli”, dopo durissimi scontri sulle colline faentine, liberarono Riolo.

La Linea Gotica era ormai infranta e la rotta tedesca fu inarrestabile su tutti i fronti. Il 21 aprile i reparti polacchi entrarono a Bologna, seguiti da reparti americani e anche italiani, tra cui il gruppo di combattimento “Friuli”, mentre i partigiani avevano già occupato alcuni settori della città. Lo sfondamento finale della Linea Gotica anticipò solo di qualche giorno l’insurrezione generale del 25 aprile 1945 proclamata dal CNL e la fine delle ostilità sul fronte italiano del 2 maggio.

L’assalto a Monte Altuzzo e lo sfondamento della Linea Gotica

Nella notte del 12 settembre 1944 partì il “grande attacco combinato”, la manovra a tenaglia su tutta la linea Gotica che aveva come obiettivo finale la conquista di Bologna.

In Toscana la Quinta Armata si mosse nel Mugello con l’assalto al Passo del Giogo di Scarperia, anche qui con pesantissimi bombardamenti. I reggimenti statunitensi lanciati alla conquista dei crinali, si arrestano però di fronte allo sbarramento di fuoco dei paracadutisti tedeschi. Anche sul crinale di Coriano, vicino a Rimini, gli anglo-canadesi, pur rompendo in più punti lo schieramento tedesco, non riuscirono a sfondare. Su entrambi i fronti si combatté per diversi giorni e gli alleati, pur con una netta superiorità numerica e di mezzi, fecero progressi minimi.

Comunque, nel settore della Quinta Armata, con il sostegno di una divisione inglese, gli americani riuscirono ad annullare le resistenze tedesche. All’alba del 18 settembre, dopo giorni di durissimi combattimenti e ingenti perdite da ambo le parti, le difese sul Monte Altuzzo e a Monticelli crollarono e gli americani sfondarono la prima linea difensiva tedesca superando così il passo, mentre sulla destra una divisione indiana conquistò il monte Femmina Morta e una britannica si impadronì del monte Peschiena. Il 20 settembre gli americani liberarono Firenzuola.

Dopo questi successi gli Alleati in pochi giorni avanzarono lungo la valle del Santerno. Liberarono in successione Palazzuolo e Castel del Rio. Aiutati dai partigiani del Terzo Battaglione di Carlo Nicoli “Carlo” e del Primo Battaglione di Edmondo Golinelli “Libero” della 36a, conquistarono i monti La Fine, Carnevale e Battaglia. Purtroppo cambiarono le scelte strategiche politico-militari degli Alleati e l’avanzata prima rallentò e poi si fermò completamente fino alla primavera dell’anno successivo.